LA POESIA NON E'.....

"La poesia non è un abito da sera, ma un paio di comodi jeans.
Con i versi si può giocare, le parole si possono maneggiaree usare come una cosa di tutti i giorni.
Senza soggezioni né accademia.
E allora si impara a conoscere meglio se stessi e il mondo."

mercoledì 30 dicembre 2009


Natale



Si avvicina il Natale,
nell'aria si respira un profumo
di gioia e di amore.
Se ti guardi intorno
non vedrai che serenità!

Ma...cosa succede?
Là in quel piccolo paese non c'è gioia!
C'è solo dolore, gente che soffre,
gente che muore...

E là? Guarda là!
C'è solo indifferenza,
in quel paese alle persone
non importa nulla del Natale!
Troppa gente soffre,
troppa gente non sa!

E' Natale,
cerca anche tu di portare pace e amore...
...dove c'è guerra e odio.

Lucia Porfiri






Lo zampognaro

Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?

"Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d'oro e d'argento".

Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
"Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso".

Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?

" Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino".

Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;

se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l'anno

Gianni Rodari






Gesù Bambino è nato

Gesù bambino è nato,
gli angeli dal cielo l'han portato
nella povera capanna
tra le braccia della mamma.
Bello, biondo e ricciolino,
benedice ogni bambino,
ed ascolta con amore
la preghiera del suo cuore.






Pensiamo al Natale

Pensiamo al Natale
e ne discutiamo,
abbiam fatto l'albero
e pure il presepe,
parliamo di doni
e di dove andiamo,
se nel timballo
ci va o no il pepe.


Ma vi prego fermiamoci
solo un momento
e attenti osserviamo la capannella,
cambiamo pensiero
e con struggimento
concentriamoci ora sulla buona novella.


Quel piccolino sulla paglia adagiato
che tanti han visitato con devozione,
merita certo la nostra attenzione.


Pacchi, pacchetti, un pranzo regale,
nemmeno il tempo di una preghiera,
ecco che cosa è diventato il Natale :
abbiamo smarrito la strada più vera.


Quest'anno facciamo qualcosa di nuovo,
preghiamo per i paesi distrutti da guerre,
pei bimbi che non mangiano neppure un uovo
perché possano vivere in fertili terre.
Priviamoci appena di una fettina
di ciò che abbiamo e doniamola loro,


Gesù Bambino già domani mattina
ci riempirà il cuore con un grande tesoro.






Le ciaramelle

Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!


Giovanni Pascoli






Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale
Sto qui ad aspettarti alla luce flebile
e tremolante di una candela,
nel chiarore soffuso di una luce irreale.
Sono qui, idealmente unita
con tutte le mamme del mondo
in una sola preghiera.
Fa' che la nostra voce arrivi nel cuore
di chi può decidere la pace nel mondo.
Fa' che le mani dei potenti della terra
non si sollevino per brandire le armi,
ma per salutare la pace…
Non permettere che un solo bambino pianga.
Non permettere che un solo bambino
venga privato dei suoi affetti più cari.
Fa' che tutti i bambini sorridano
tra le braccia sicure di chi
li ha voluti nel mondo.
Caro Babbo Natale,
volevamo dirti
che i nostri figli sono nati
per camminare felici
nel prato fiorito della vita;
che non sono stati desiderati
per mettere fine alla vita
dei loro fratelli di un diverso colore,
ma per amarli di un tenero amore.
Caro Babbo Natale,
questa preghiera ci basterà per sperare.
Ricordi come ti aspettavamo con trepidazione
quando eravamo bambine?
Non ci hai deluso mai…
La tua magia è ancora viva in noi
che crediamo in te…
Compi ancora questo miracolo d'amore,
portaci in dono tanta serenità,
metti nel cuore dei potenti saggezza e lealtà,
affinché la pace torni a regnare nel mondo.
Vedrai correre tanti bimbi felici
in quel prato…
La tua favola antica continuerà…







Luce Pace Amore,

La pace guardò in basso
e vide la guerra,
"Là voglio andare" disse la pace.


L'amore guardò in basso
e vide l'odio,
"Là voglio andare" disse l'amore.


La luce guardò in basso
e vide il buio,
"Là voglio andare" disse la luce.


Così apparve la luce
e risplendette.
Così apparve la pace
e offrì riposo.
Così apparve l'amore
e portò vita.







E' Natale !

E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.



Madre Teresa di Calcutta






A Gesù Bambino

La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te,
Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.



U. Saba






Notte Santa

Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti.
Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.


Il campanile scocca
lentamente le sei.


- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe


Il campanile scocca
lentamente le sette.


- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.


Il campanile scocca
lentamente le otto.


- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.


Il campanile scocca
lentamente le nove.


- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...


Il campanile scocca
lentamente le dieci.


- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.


Il campanile scocca
le undici lentamente.


La neve! - ecco una stalla! -
Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta -
Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora,
divinamente affranta...


Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.


È nato!
Alleluja! Alleluja!


È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!


Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.


È nato!
Alleluja! Alleluja!



G. Gozzano






Natale

Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade


Ho tanta stanchezza
sulle spalle


Lasciatemi così
come una cosa posata
in un angolo
e dimenticata


Qui non si sente altro
che il caldo buono


Sto con le quattro capriole
di fumo del focolare



G. Ungaretti






Il presepe

Natale. Guardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.

Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.

Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l'asinello di colore azzurro.


S. Quasimodo






I Tre Santi Magi

I tre santi Re Magi dall'Oriente
chiedono in ogni piccola città:
«Cari ragazzi e giovinette,
dite, la strada per Betlemme è per di qua?»


Né i giovani né i vecchi non lo sanno
e i tre Re Magi sempre avanti vanno;
ma una cometa d'oro li conduce
che lassù chiara e amabile riluce.


La stella sulla casa di Giuseppe
ecco s'arresta: là devono entrare.
Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
e i tre Re Magi prendono a cantare.


Heinrich Heine






Natale

Alta è la notte, scendono
in candida legione
dal firmamento gli angeli
recinti di splendor.
Pace alla gente buona:
è nato il Redentor.

Fiocca la neve: déstansi
in mezzo all'ombra e al gelo
e alle melòdi angeliche
rispondono i pastor:
Sia gloria a Dio del cielo:
è nato il Redentor!

Un tintinnio di giubilo
da mille torri suona:
s'allargano le tenebre,
Spuntan dai tronchi i fior.
Pace alla terra buona:
è nato il Redentor.

Nell'umile presepio,
o Dio, invan ti Celi;
a offrire i re già vengono
mirra, profumi ed òr.
Gloria sia a Dio nei cieli:
è nato il Redentor.


Enrico Panzacchi






Il vecchio Natale

Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.

Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d'ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti...

A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.

E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!


M. Moretti






La buona novella

Ascoltate la novella
che portiamo a tutto il mondo:
è di tutte la più bella,
è fiorita dal profondo.
Nella stalla, ecco, ora è nato
un dolcissimo bambino.
La Madonna l'ha posato
sulla paglia: poverino!
Ma dal misero giaciglio
già la luce si diffonde,
già sorride il divin Figlio
ed il cielo gli risponde.
Quel sorriso benedetto
porti gioia ad ogni tetto!

G. Fanciulli

lunedì 28 dicembre 2009

La poesia a scuola


Far scrivere poesie ai ragazzi può sembrare, in questi tempi scolastici mediamente impoetici, un passatempo desueto, un lusso superfluo, un'attività comunque marginale rispetto alle tante più urgenti necessità; al contrario, il principale motivo che ci spinge a introdurre nella didattica la scrittura di testi poetici è che, per arrivare a scrivere poesie, è necessario prima leggerle.

Spostare, modificare, manovrare parole, piace ed interessa alla maggior parte dei ragazzi - anche a quelli con gli strumenti più modesti - che ritrovano nel gioco libero e creativo con le parole il gusto infantile dell'esplorazione verbale; la proposta di laboratorio di scrittura permette così di accostarsi al testo poetico non come ad un oggetto alto e intoccabile, ma come ad una realtà su cui agire e con cui interagire.
Chi legge per rielaborare, è indotto a compiere un percorso di senso, ad animare le parole per cercare di capire quale vitalità esse conservino per lui; la lettura diventa ascolto di voci, simili o diverse dalle proprie; ricerca di identità e tentativodi differenziarsi.
E' il primo passo di una ri-creazione ed è già comunque autentica comprensione; poi il ragazzo può continuare ad attingere dal testo di partenza o può percorrere una sua strada personale, scegliendo da una tavolozza già sperimentata i colori, le sfumature che più gli si intonano.
Se è importante spiccare il volo, non meno importante è però ritornare a terra: ciascun ragazzo verrà condotto dal gruppo-classe, dall'insegnante, da lui stesso a confrontarsi non solo con la soggettività, ma anche con l'oggettività del testo, coni vincoli delle sue regole interne. Ogni vera operazione di scrittura fa nascere difatti l'esigenza di una riflessione su di essa, ed è qui che matura l'apprendimento fondamentale: scrivere significa riscrivere, imparare a misurare, pesare, trasformare le parole.
L'osservazione di Antonio Porta "ad insegnare la poesia sono le poesie" risulta contemporaneamente un essenziale presupposto metodologico ed un obiettivo finale.Non si può scrivere se non si parte da un'esperienza di lettura: ma una lettura non canonica, che dia al ragazzo la libertà di intervenire sulla parola altrui, pensata e cercata per riconoscervi la propria più originale voce.La scrittura di poesie acquista così il valore essenziale di ascolto degli altri e di sé stesso, ritrovamento di una parola nuova e diversa che chi scrive non sapeva di possedere. Certo, scorrendo i versi composti dai ragazzi, sarà difficile imbattersi nella "grande" poesia; ma di essa possono ritrovarsi gli echi autentici, l'impronta suggestiva, il desiderio sincero.
dal sito "poesia per ragazzi"